lunedì 27 gennaio 2025

L'amore infranto

 Nel cuore di un villaggio nascosto, Elena e Tomaso erano innamorati come nessun altro. Si capivano con uno sguardo, si facevano promesse sotto il cielo stellato, e nessuno poteva immaginare che qualcosa avrebbe potuto separarli. Ma cera qualcuno che li osservava, un uomo strano e inquietante chiamato Malvagio. Aveva la pelle grigia, come una pietra, e gli occhi gialli che brillavano in modo terribile. Da tempo desiderava distruggere il loro amore, e una notte decise di agire.


Con un potere oscuro, Malvagio fece arrivare una nebbia spessa e un
oscurità che avvolse la foresta. Le radici degli alberi crescevano velocemente, intrecciandosi tra loro e creando una barriera che nessuno poteva attraversare. Elena si svegliò in una stanza che sembrava strana, come se laria fosse pesante e la sua casa fosse diventata una prigione. Tomaso, invece, camminava senza sapere dove andare, come se qualcuno lo spingesse verso il bosco. La sua mente era confusa, come se qualcosa di oscuro avesse preso il controllo di lui.

Quando finalmente si incontrarono, non si riconobbero più. Tomaso aveva il volto spaventato e la pelle fredda, come una statua di pietra. "Non posso amarti piu ", disse, e le sue parole sembravano non venire da lui, ma da una forza malvagia che lo controllava. Elena cercò di avvicinarsi, ma una forza invisibile li separava, come se fossere in due mondi diversi.

Malvagio, nascosto tra le ombre, guardava divertito. Aveva ottenuto ciò che voleva: li aveva separati per sempre. Elena e Tomaso erano ora prigionieri nel "Bosco dellAmore Infranto", dove le loro anime vagavano senza pace, incapaci di ritrovarsi. E la risata di Malvagio riempì l'aria, mentre il loro amore, ormai distrutto, si perdeva nel buio.

classe 1Cs P.R.

una fiaba "alternativa"...

La gemma del destino


In un regno non molto lontano governato da un re, il re Filippo ormai anziano, abitava Poldo, un giovane valoroso dal cuore d’oro, che fu scelto dal sovrano in persona per salvare il regno.

Infatti da anni circolava una profezia, che era stata letta dalla vecchia del villaggio, che narrava che al momento della morte del re l’intero regno sarebbe caduto in rovina e distrutto dai villaggi nemici e che l’unica cosa che poteva far in modo che ciò non accadesse era trovare una gemma che avrebbe messo finalmente pace alle rivalità tra popoli. 

Quindi il giovane Poldo, secondo il volere del re, si incamminò solo con la sua spada e l’ignoto davanti  verso la lontana foresta oscura che a quel  tempo era da tutti temuta, perché chiunque partiva verso quella destinazione non faceva più ritorno. 

Appena arrivato al cospetto della foresta oscura entro e tutto diventò diverso a tal punto che era come se la felicità che prima Poldo provava si era prosciugata ma, nonostante ciò, entro comunque. Dopo qualche ora di cammino il giovane iniziò a sentirsi osservato fin quando una strana creatura si fiondò davanti a lui con le intenzioni di attaccarlo e aggiungerlo alla sua collezione di prede quindi Poldo poté solo estrarre la sua spada e combattere ma la creatura ridendo gli disse “ tu ingenuo giovane, come pensi di potermi battere con una misera spada?” ma lui non rispose ma disse solo” per il re Filippo”. 

Sentendo quelle parole la creatura si ritirò in quanto era stato il re in persona a metterlo come guardia della gemma in modo tale che solo chi era degno di prenderla ne sarebbe venuto in possesso e da li in poi il ragazzo continuò per la sua strada senza intoppi fino al momento in cui la gemma era davanti a lui, ma facendo l’ultimo passo per raggiungerla, rischiò di cadere in un burrone, quindi grazie alle sue abilità da spadaccino, tagliò dei rami, creò un ponte e raggiunse la gemma.

Tornato al suo villaggio, per ringraziamento, il re gli diede in sposa la figlia e, dopo il re Filippo,  Poldo diventò uno dei sovrani più amati del regno.

classe 1Cs P.E.

La casa dei gatti neri

C’era una volta un villaggio che viveva nel terrore di una vecchia casa in rovina nel bosco. La chiamavano la casa dei gatti neri, perché ogni notte, decine di gatti dagli occhi gialli si radunavano lì, scomparendo all’alba.

Si diceva che chiunque entrasse in quella casa non ne uscisse più, e che il sangue venisse usato per nutrire i gatti. Quando il fratello di Elias scomparve, tutti lo pensarono morto. Ma Elias, un giovane molto coraggioso, non accettò quella fine, si armò di un coltello e di una lanterna e si diresse verso la casa dei gatti neri, inconsapevole del fatto che in quei giorni i gatti lo avessero osservato e raccolto informazioni su di lui. 

Appena Elias varcò la soglia della casa, il pavimento sembrò scricchiolare come ossa sotto i suoi passi. I gatti lo osservarono dall’oscurità con occhi che brillavano come fiamme. Quando raggiunse la sala principale, una figura si rivelò: una donna pallida, con lunghi capelli neri e mani macchiate di sangue secco. Era la padrona dei gatti. “Elias”, disse lei, con un sorriso inquietante. “Sapevo che saresti venuto, ho tuo fratello ma, per riaverlo, devi mostrartene degno. Tre prove, e sarà tuo. Fallisci, e il tuo sangue scorrerà nelle ciotole dei miei gatti”. 

La prima prova fu semplice, ma crudele. La padrona gli porse un gatto nero e un coltello. “Uccidilo” ordinò. Elias fissò l’animale, che lo guardava con occhi pieni di qualcosa come se implorasse pietà.

Scelse di rifiutare. La padrona rise, mostrando denti appuntiti. “Bene, ma ora il tuo stesso sangue pagherà il prezzo”. Con uno schiocco di dita, Elias sentì un taglio comparirgli sulla mano, da cui il sangue comincio a colare. 

La seconda prova fu nella stanza successiva dove il pavimento era ricoperto di pozzanghere scure e viscide. “Trova il cuore di tuo fratello” disse la padrona. “E’ nascosto tra questi cuori che ho raccolto”. Elias, con il fiato corto, si inginocchiò e cercò con le mani. Alla fine trovò un cuore che batteva ancora, avvolto in un tessuto. Lo alzò e gridò “E’ questo!” La padrona sorrise “Forse si, forse no”. 

Nell’ultima prova Elias fu condotto in una stanza vuota, con il fratello privo di sensi disteso al centro. “Per salvarlo lascia qui il tuo sangue” disse la padrona avvicinandogli un calice d’argento magico. “Sei disposto a morire per salvarlo?” Elias non esitò prese il coltello e si tagliò il palmo, lasciando cadere le gocce di sangue nel calice ma, invece di riempirlo, il sangue si trasformò in fumo e volò verso i gatti, che cominciarono a miagolare disperatamente e senza sosta. Il sacrificio di Elias aveva spezzato la maledizione. 

I gatti si sciolsero in pozzanghere di sangue e la padrona emise un urlo straziante prima di dissolversi in un vortice di ombre. Il fratello di Elias si svegliò, confuso ma vivo. Elias lo riportò al villaggio, con il viso pallido e il corpo pieno di ferite. 

Da quel giorno, nessuno più scomparve, e la casa dei gatti neri crollò in polvere. Ma Elias, ogni tanto, sentiva ancora degli occhi osservare dall’oscurità, come se i gatti lo stessero aspettando.

classe 1Cs R.Y.

N.B. il racconto, molto bello a parer mio, ci aiuta ad introdurre il genere della narrativa horror in perfetto stile da Edgar Allan Poe

martedì 21 gennaio 2025

La principessa dal cuore impavido

 


C'era una volta, in un regno lontano, una principessa di nome Isha dal cuore puro e d'una bellezza inestimabile, con i suoi occhi ambrati incantava ogni anima, anche quelle più oscure. Purtroppo il suo reame era caduto in una grande disgrazia, al confine con le mura si innalzata una grande barriera che impediva l'entrata e l'uscita dal regno. 

La giovane, stufa di questa situazione, scese nelle segrete più profonde del suo castello, dove si trovava una vecchia e antica libreria dei suoi antenati. Cerco in ogni libro un possibile incantesimo ma non trovò nulla, l'unica parte della libreria che non aveva controllato era quella dei libri proibiti, erano cinque libri scritti in una lingua particolare e difficile da decifrare. 

Un po' incerta cominciò a sfogliare ogni libro, arrivata al quarto trovò una pergamena, la guardò e trovò scritti degli appunti che la decifravano, gli appunti parlavano di un incantesimo di annullamento verso maleficio o incantesimi stessi di protezione, di barriere o di scudi. 

La principessa capì che era la pergamena giusta e corse a finire di decifrarla. Purtroppo per lei, lo stregone che aveva lanciato il maleficio, Remus, la teneva d'occhio per impedire che lei distruggesse la barriera. Si accorse che lei stava lavorando con una pergamena e, sospettoso, decise di ingannarla per rubargliela.

Si trasformò in un giovane affascinante dai capelli rossi, la incontrò in uno dei giardini situati nel regno. "Principessa" -le disse Remus- "ho sentito parlare della sua pergamena, se vuole posso aiutarla a finire di decifrarla, sarebbe un grande onore per me poterle essere d'aiuto". 

Isha lo guardò, all'inizio un po' incerta, ma decise di fidarsi, accettò l'aiuto dello stregone e gli porse la pergamena, lui l'afferrò velocemente e ne lesse il contenuto, i suoi sospetti erano veri lei stava cercando un modo per salvare il suo regno. Guardò la  giovane e le sorrise "Cara vorrei portare la pergamena con me solo per qualche ora, la riporterò entro il tramonto, sembra molto complicata e vorrei lavorarci bene" .

Isha annuì e lo stregone scomparve. La principessa aspettò fino al tramonto ma del falso giovane non c'era traccia, capì di essere stata ingannata dallo stregone stesso, arrabbiata lo cercò ai confini del regno, al limite con la barriera, ma di lui non c'era traccia. Remus si era nascosto nel castello di Isha, sapeva che lei non l'avrebbe cercato lì e che molto probabilmente si sarebbe persa nel bosco quindi , ancora sotto forma di giovane, si annunciò al popolo come aiutante e deroe: "Regno, sono qui per dirvi che putrroppo la vostra principessa non è sopravvissuta ad un attacco da parte dello stregone, ma io sono riuscito a prendere la pergamena e a finire il compito che aveva cominciato la vostra futura regina". 

Il popolo lo riconobbe subito come nuovo e legittimo re del reame. La principessa Isha, mentre cercava lo stregone,rimase bloccata nel bosco, disperata per il suo fallimento si arrese, ma una fata che passava lì vicino la sentì e le chiese cosa succedesse. Isha la guardò in lacrime e le raccontò la sventura che le era accaduta, la fata addolorata le donò un amuleto dell'invisibilità per aiutarla  a prendere la pergamena e a nascondersi dallo stregone, ma doveva riportarlo entro il tramonto. 

Lei colse subito l'occasione e corse nel regno a prendere la pergamena. Arrivata al castello notò subito un cambiamento, c'erano molte più guardie del previsto, ciò le face intuire che c'era un nuovo sovrano e  che era lo stregone.  Non poteva rischiare di essere vista, quindi indossò l'amuleto e silenziosamente riprese la pergamena senza grossi problemi, notò subito che lo stregone aveva finito di decifrarla, soddisfatta uscì velocemente dal castello nascondendosi nelle campagne poco abitate.

Remus si accorse subito del tranello della principessa e infuriato mandò delle guardie a cercarla in tutto il reame. Nel frattempo Isha aveva restituito l'amuleto alla fata, ringraziandola, per poi correre verso il regno per raccontare la verità al popolo. Quando arrivò alla piazza centrale, il popolo rimase scioccato nel vedere la principessa viva e con la pergamena. Lei raccontò la verità, svelando l'inganno dello stregone, loro le credettero e aprirono gli occhi. 

Isha finalmente recitò l'incantesimo liberando il regno dalla maledizione che incombeva su di loro da molto tempo, per evitare altri malefici esiliò Remus, che non poteva far più niente per fermare Isha, ormai aveva perso e ne era consapevole, accettò il suo destino e si allontanò a vita dal regno. La principessa divenne  presto regina grazie al suo coraggio e fu un simbolo di eroismo per tutti, dimostrando che un cuore puro come il suo può affrontare il male e  vincere anche se la verità è nascosta da un inganno.

classe 1Cs alunna O.G.

Il ragazzo dalla mano maledetta


C'era una volta, in un villaggio, una ragazzo di nome Evan; aveva una mano, considerata da tutti e anche da lui, maledetta, nera come la notte e con artigli lunghi e affilati come pugnali. Tutti la temevano e la chiamavano il "Male in persona", perché si diceva che la sua mano portasse sventura a chiunque la toccasse.

Evan viveva in solitudine, lontano dai suoi coetanei, e trascorreva il suo tempo a leggere antichi libri e pergamene che parlavano di magie e di leggende dimenticate. Un giorno, mentre esplorava la vecchia biblioteca del villaggio, trovò il racconto di un artefatto leggendario nascosto fra un mucchi di libri accatastati e dimenticati e riguardava di una spada forgiata nelle fiamme dell'inferno, in grado di spezzare qualsiasi maledizione.

Deciso di liberarsi, finalmente, dalla maledizione, Evan intraprese una lunga ricerca per trovarla.

Dopo giorni di viaggio, attraverso boschi magici e mostri orribili, Evan giunse in un'antica rovina.

Vide la spada, inserita dentro una roccia ma anche incatenata. Prima ancora di provarla a prenderla, fu fermato  da un uomo che mai avrebbe immaginato di incontrare : il celebre eroe, ammirato da tutti e celebrato come il salvatore del regno, con la sua armatura splendente, sembrava essere l'incarnazione del bene.

"Perché una ragazzo come te cerca un artefatto così pericoloso?" gli chiese, osservando la sua mano nera con disprezzo.

"Voglio trovare la spada per liberarmi dalla maledizione che mi condanna a vivere nell'ombra," rispose Evan con voce ferma. "E tu, perché sei qui?"

L’ eroe, sorpreso dalla sua audacia, rispose con un sorriso beffardo. "Perché chi come me combatte per il bene, deve continuare a diventare forte per proteggervi”.

Capì subito che c’era qualcosa che non andava . La sua luce era solo una facciata per nascondere il suo vero volto: un uomo che aveva usato la sua fama per i propri scopi egoistici, un uomo che, dietro la sua maschera di bontà, aveva causato sofferenza e dolore a chiunque si fosse opposto a lui.

Con un colpo deciso, Evan estrasse la sua mano nera e, con gli artigli, scoprì il vero volto dell’ eroe: era un mostro, distruggeva innocenti e mentiva su ogni sua vittoria. Evan tentò di combatterlo e con fatica riuscì ad avvicinarsi alla spada incatenata,ma si ricordo di non avere la chiave. Tutto d’un tratto la sua mano brillò e pure la spada, quando smise era libera e con soltanto la sua forza riuscì a liberarla dall’ultimo ostacolo ,la pietra, con sua sorpresa, guidata dalla sua determinazione, colpì l’eroe con una forza che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Quando la battaglia finì, l’eroe giaceva a terra sconfitto, e Evan, invece di ucciderlo, lo esiliò, costringendolo a vivere con il peso delle sue azioni, il ragazzo dalla mano nera, che tutti fino a quel momento avevano temuto per la “maledizione” fu accolto al suo ritorno dal villaggio, la gente, che l'aveva sempre giudicato con paura, lo guardò con occhi diversi; non solo aveva trovato la spada che cercava, non solo aveva anche liberato il mondo dalla menzogna e dalla corruzione di un eroe falso, ma imparò anche ad accettarsi e fidarsi di se stesso.

 classe 1Cs alunna B.A.

martedì 14 gennaio 2025

LEANDRO ED ELISA: LA LEGGENDA DELLA MONTAGNA NERA

 


C’era una volta, in piccolo villaggio nascosto tra verdi colline e fiumi scintillanti, un giovane di nome Leandro. Era un ragazzo forte e valoroso che tutti ammiravano per il suo coraggio e il suo cuore gentile. La sua

promessa sposa, Elisa, era una fanciulla dolce e intelligente che tutti nel villaggio adoravano.

Leandro ed Elisa formavano una coppia inseparabile e il loro amore

sembrava destinato a durare per sempre. Un giorno, una notizia misteriosa arrivò al villaggio: sulla vetta della gigantesca montagna era stato trovato un antico tesoro che avrebbe reso invincibile chiunque lo avesse posseduto ma la strada che portava al tesoro era molto pericolosa, piena di mostri e insidie varie e nessuno si sarebbe mai avventurato in quei luoghi sconosciuti.

Tuttavia, Leandro decise di compiere questa impresa e di partire. Elisa, anche se era spaventata per la sua sicurezza, decise di supportare la sua

scelta promettendo di aspettarlo. Leandro partì pieno di speranze, ma non sapeva che il suo viaggio sarebbe stato un inganno infatti, mentre

attraversava una foresta oscura, incontrò un vecchio che gli offrì un posto dove dormire, ma poi scoprì che in realtà il vecchio era uno stregone al servizio di un potente signore di nome Zorath che abitava in un castello vicino. Quando Leandro si addormentò, il vecchio lo legò con delle corde magiche e lo portò al castello di Zorath.

Quest’ultimo da tempo aveva messo gli occhi su Elisa e, quando venne a sapere della partenza di Leandro, progettò un piano per eliminarlo.

Una volta al castello Leandro venne imprigionato in una torre e Zorath mandò un messaggio ad Elisa e le disse: “se il tuo amore vuoi rivedere, dovrai sposarmi”.

Elisa, appena scoprì della scomparsa di Leandro, non si perse d’animo e in segreto si recò da Marta, un'anziana guaritrice che conosceva le arti magiche. Marta diede ad Elisa un amuleto e le propose un piano: avrebbe dovuto fingere di accettare la proposta di Zorath per prendere tempo.

Elisa accettò e mascherando il suo dolore si recò al castello apparentemente pronta a sposare Zorath. Quella sera, quando Zorath stava festeggiando la vittoria, Elisa ne approfittò per usare l’amuleto per andare a liberare Leandro ma quando Zorath si accorse del piano di Elisa cercò di fermarli a tutti i costi. Leandro ed Elisa, però, cercarono di fuggire attraverso un passaggio segreto che gli era stato indicato da Marta ma vi trovarono Zorath con il suo esercito pronti ad assicurarsi che non riuscissero a scappare, quando a un certo punto il cielo si aprì e si illuminò di una luce dorata, si trattava di una magia lanciata da Marta per aiutarli, che indebolì Zorath e il suo esercito e così riuscirono a fuggire e a tornare a casa. Una volta tornati al villaggio Leandro si rese conto che Elisa non solo era una ragazza dolce ma anche molto astuta e coraggiosa.

Decisero allora di sposarsi e la loro unione divenne leggenda, da quel momento Leandro ed Elisa vissero più uniti che mai, mostrando che L’AMORE VERO è il tesoro più grande di tutti.

classe 1Cs alunno S.M.

Il segreto dell'universo


 C’era un volta in un regno lontano un giovane eroe silenzioso di nome Zimo che possedeva uno straordinario potere, cioè la capacità di parlare con le stelle e quindi conosceva tutti i segreti dell’universo, però lo doveva tenere nascosto dato che molti potevano sfruttarlo per scopi oscuri.

Un giorno, però, un potente stregone di nome Allan scoprì l’esistenza di Zimo e quindi decise di intraprendere una lunga strada alla ricerca di questo ragazzo dato che da anni cercava di impadronirsi dei segreti dell’universo.

Allan lo cercò per mesi e mesi, ma non riusciva a trovarlo sembrava si fosse vaporizzato ma dopo altre mille ricerche più profonde riuscì a scoprire che Zimo si era nascosto nella Valle del Silenzio, una valle nascosta e protetta dal potere delle stelle, proprio per non farsi trovare dallo stregone, dato che aveva sentito parlare di quanto fosse malvagio e che scopo avesse.

Allan, determinato ad avere i segreti dell’universo, affronta il pericoloso viaggio verso la Valle del Silenzio in cui troverà ogni genere di ostacolo provocato dalle stelle da affrontare.

Lo stregone, però, comunque riuscì ad arrivare nella valle e trovò il giovane seduto sotto a un grande albero con la testa rivolta verso il cielo e con gli occhi chiusi, come se stesse meditando.

Allan si avvicinò a lui e gli disse con un tono di superiorità: “Salve giovane Zimo, so che hai un potere incredibile e sappi che non ti puoi nascondere da me perché io riesco sempre ad arrivare a quello che voglio e quindi dimmi come posso avere il potere di parlare con le stelle o se no la tua vita sarà la posta in gioco”.

Zimo però non si lasciò intimidire, aprì gli occhi e si alzò mettendosi di fronte ad Allan rispondendo con calma: “Salve stregone Allan, cerca pure ma ricorda che ogni segreto ha un prezzo e ogni domanda deve essere pagata con una prova”. Allan desideroso di avere il potere, accetta subito la sfida convinto di poter ormai superare qualsiasi ostacolo. Zimo sorrise e alzò la mano verso il cielo e le stelle cominciarono a brillare più intensamente superando anche la luce della luna e ad un tratto una voce misteriosa risuonò nell’aria: “Solo colui che dimostrerà il coraggio di affrontare l’ignoto potrà conoscere il segreto dell’universo”.

Dopo di ciò Zimo disse ad Allan, sempre con tranquillità: “Ora affronta la prova del coraggio, cammina lungo il Sentiero delle Ombre, dove il buio è il tuo unico compagno”. Ormai accecato dal desiderio del potere, lo stregone accettò la prova senza pensarci una seconda volta e quindi entrò subito nel sentiero ma presto si rese conto che le ombre non erano semplici illusioni come pensava, ma prendevano vita cercando di abbatterlo, di spingerlo vero la paura. Allan iniziò a tremare ma invece di fermarsi continuò a camminare cercando di non farsi sopraffare. Tuttavia, però l’oscurità lo inghiottì e la mente fu completamente sopraffatta dalla paura.

Nel frattempo Zimo lo osservava in silenzio e le stelle gli sussurrarono, anche se lui me era già consapevole, che Allan non sarebbe mai riuscito a superare la prova.

Alla fine fu proprio così, Allan uscì dal sentiero non più come potente stregone, infatti il viso era segnato dalla paura e la sua mente era distrutta.

Zimo si avvicinò a lui e gli disse con voce tranquilla: “La vera forza non è nel riuscire a controllare gli altri ma nell’affrontare e superare la propria paura, tu vuoi il potere, ma il potere non è accessibile a chi non sa guardare dentro di sé”.

Allan cadde a terra sconfitto proprio dal suo desiderio di potere e con un ultimo gesto, Zimo sollevò di nuovo la mano e le stelle cominciarono a brillare più che mai, Allan, punito dalla sua stessa avidità venne trasformato in una statua di pietra destinata a restare per sempre a guardare le stelle e incapace di ottenere il potere che tanto voleva.

E così Zimo mantenne il suo segreto e il regno continuò a prosperare sotto la sua protezione silenziosa.

classe 1Cs alunna W.S.