C’era una volta un villaggio che viveva nel terrore di una vecchia casa in rovina nel bosco. La chiamavano la casa dei gatti neri, perché ogni notte, decine di gatti dagli occhi gialli si radunavano lì, scomparendo all’alba.
Si diceva che chiunque entrasse in quella casa non ne uscisse più, e che il sangue venisse usato per nutrire i gatti. Quando il fratello di Elias scomparve, tutti lo pensarono morto. Ma Elias, un giovane molto coraggioso, non accettò quella fine, si armò di un coltello e di una lanterna e si diresse verso la casa dei gatti neri, inconsapevole del fatto che in quei giorni i gatti lo avessero osservato e raccolto informazioni su di lui.
Appena Elias varcò la soglia della casa, il pavimento sembrò scricchiolare come ossa sotto i suoi passi. I gatti lo osservarono dall’oscurità con occhi che brillavano come fiamme. Quando raggiunse la sala principale, una figura si rivelò: una donna pallida, con lunghi capelli neri e mani macchiate di sangue secco. Era la padrona dei gatti. “Elias”, disse lei, con un sorriso inquietante. “Sapevo che saresti venuto, ho tuo fratello ma, per riaverlo, devi mostrartene degno. Tre prove, e sarà tuo. Fallisci, e il tuo sangue scorrerà nelle ciotole dei miei gatti”.
La prima prova fu semplice, ma crudele. La padrona gli porse un gatto nero e un coltello. “Uccidilo” ordinò. Elias fissò l’animale, che lo guardava con occhi pieni di qualcosa come se implorasse pietà.
Scelse di rifiutare. La padrona rise, mostrando denti appuntiti. “Bene, ma ora il tuo stesso sangue pagherà il prezzo”. Con uno schiocco di dita, Elias sentì un taglio comparirgli sulla mano, da cui il sangue comincio a colare.
La seconda prova fu nella stanza successiva dove il pavimento era ricoperto di pozzanghere scure e viscide. “Trova il cuore di tuo fratello” disse la padrona. “E’ nascosto tra questi cuori che ho raccolto”. Elias, con il fiato corto, si inginocchiò e cercò con le mani. Alla fine trovò un cuore che batteva ancora, avvolto in un tessuto. Lo alzò e gridò “E’ questo!” La padrona sorrise “Forse si, forse no”.
Nell’ultima prova Elias fu condotto in una stanza vuota, con il fratello privo di sensi disteso al centro. “Per salvarlo lascia qui il tuo sangue” disse la padrona avvicinandogli un calice d’argento magico. “Sei disposto a morire per salvarlo?” Elias non esitò prese il coltello e si tagliò il palmo, lasciando cadere le gocce di sangue nel calice ma, invece di riempirlo, il sangue si trasformò in fumo e volò verso i gatti, che cominciarono a miagolare disperatamente e senza sosta. Il sacrificio di Elias aveva spezzato la maledizione.
I gatti si sciolsero in pozzanghere di sangue e la padrona emise un urlo straziante prima di dissolversi in un vortice di ombre. Il fratello di Elias si svegliò, confuso ma vivo. Elias lo riportò al villaggio, con il viso pallido e il corpo pieno di ferite.
Da quel giorno, nessuno più scomparve, e la casa dei gatti neri crollò in polvere. Ma Elias, ogni tanto, sentiva ancora degli occhi osservare dall’oscurità, come se i gatti lo stessero aspettando.
classe 1Cs R.Y.
N.B. il racconto, molto bello a parer mio, ci aiuta ad introdurre il genere della narrativa horror in perfetto stile da Edgar Allan Poe
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